Lo studio della Dott.ssa Nicoletta Loi, specializzata in otorinolaringoiatria, si trova a Cagliari in Via Gerolamo Pitzolo n. 26.
Cosa sono gli apparecchi acustici?
Gli apparecchi acustici sono piccoli dispositivi elettronici che, portati dietro l’orecchio o all’interno del condotto uditivo esterno, permettono alle persone con ridotte capacità uditive di sentire meglio. Conosciuti anche con il nome di protesi acustiche, sono di fatto degli amplificatori di suoni. Pertanto è sbagliato pensare che il loro utilizzo rappresenti una soluzione definitiva per la sordità.
L’orecchio interno comprende, sostanzialmente, due strutture cave: la coclea, che è l’organo dell’udito, e il sistema vestibolare (o apparato vestibolare), che è l’organo dell’equilibrio.
Ciascuno di questi organi è collegato al cervello per mezzo di un nervo: la coclea tramite il nervo cocleare, mentre il sistema vestibolare tramite il nervo vestibolare.
All’interno della coclea e del sistema vestibolare circola un fluido, denominato endolinfa. Ricca di potassio, l’endolinfa è fondamentale per la percezione uditiva e per l’equilibrio, in quanto partecipa in modo determinante alla trasmissione dei segnali/impulsi nervosi dall’orecchio interno al cervello.
La coclea: morfologicamente simile a una chiocciola, la coclea è di fatto il centro di conversione dei suoni in segnali/impulsi nervosi. Per il processo di conversione, si avvale di particolari cellule ciliate, disperse nell’endolinfa; tali cellule ciliate prendono il nome di organo del Corti.
Una volta avvenuto il processo di conversione, l’organo del Corti e l’endolinfa interagiscono con il nervo cocleare, il quale a questo punto trasmette i segnali/impulsi nervosi neoformati al cervello, per la loro elaborazione finale.
Come funzionano?
Il funzionamento degli apparecchi acustici si basa sull’idea che l’amplificazione sonora permetta a una coclea non perfettamente in salute, di individuare i suoni che altrimenti non sarebbe in grado di percepire.
Un generico apparecchio acustico presenta tre componenti principali:
- il microfono: serve a captare le vibrazioni sonore circolanti nell’ambiente e a trasmetterle all’amplificatore;
- l’amplificatore: amplifica i suoni recepiti dal microfono e li trasporta all’altoparlante;
- l’altoparlante: incanala i suoni amplificati nell’orecchio, favorendo così la percezione uditiva del portatore dell’apparecchio acustico;
- la batteria: fornisce alla protesi l’energia necessaria al funzionamento;
- alcune protesi possiedono un processore digitale e algoritmi per la cancellazione del feedback (o per migliorare digitalmente la qualità del suono).
Gli apparecchi acustici moderni offrono la possibilità di regolare l’amplificazione del suono a livelli diversi, a seconda di quelle che sono le esigenze di chi li indossa. Ciò significa che in un individuo con un lieve deficit uditivo l’amplificatore verrà regolato a un livello più basso rispetto a quello di un individuo con un deficit uditivo più grave.
Quante tipologie ne esistono?
Nella scelta della giusta protesi ci sono molte variabili da considerare: manualità, confidenza con la tecnologia, gusto estetico, esigenze lavorative e di vita quotidiana. Esistono due tipologie principali di apparecchi acustici: retroauricolari (indossati dietro l’orecchio) e endoauricolari (inseriti dentro l’orecchio). Entrambe queste tipologie comprendono vari sottotipi, che possono essere più o meno indicati ad alcune categorie di pazienti.
In base al tipo di elaborazione sonora che utilizzano, si possono ancora suddividere in due categorie: analogiche e digitali.
Nell’apparecchio acustico analogico come abbiamo già detto, le onde sonore esterne vengono captate da un microfono, convertite in segnale analogico mediante l’uso di un trasduttore e poi trasmesse ad un amplificatore, il quale aumenta la potenza del segnale appena percepito anche fino a 60 dB. Gli apparecchi acustici analogici nascono intorno agli anni ’60 e si possono trovare ancora oggi, ma il sistema con il quale questi trasferiscono le onde sonore amplificate all’orecchio è ormai superato. Con l’avanzare dei processi tecnologici, infatti, si è ottenuto un nuovo circuito, di tipo digitale, più conforme a ogni esigenza del paziente, esteticamente più piccolo e tecnologicamente più avanzato.
Nell’apparecchio acustico digitale l’onda sonora viene captata dal microfono, poi viene convertita in segnale elettrico, digitalizzata, amplificata e trasferita successivamente al ricevitore che si occuperà di inviare il suono verso il timpano.
La differenza tra un apparecchio analogico e uno digitale non sta nel percorso che le onde sonore esterne compiono prima di raggiungere l’orecchio interno, ma nel fatto che, mentre un apparecchio analogico amplifica qualsiasi rumore, non differenziando i suoni utili dai suoni di sottofondo, l’apparecchio digitale è in grado di distinguere i suoni presenti nell’ambiente circostante, rielaborando una versione sonora naturale depurata dall’effetto rumore di sottofondo e donando così a chi lo indossa un ascolto molto più chiaro e definito. Inoltre, l’apparecchio digitale è predisposto per essere programmato a esigenza del paziente: l’audioprotesista regolerà l’ausilio in base all’ambiente sonoro in cui egli è abituato a vivere, servendosi di algoritmi appositamente studiati che gli permettono di regolare l’intensità, la chiarezza e altri aspetti del suono. Per quanto riguarda, invece, gli apparecchi analogici non è possibile programmarli automaticamente attraverso l’uso di un PC, ma è necessario regolarli manualmente.
Un’altra differenza tra i due ausili sta nel costo: un apparecchio acustico digitale ha un costo più elevato, in quanto la qualità della sua prestazione è notevolmente più alta. Inoltre, la sua forma è ridotta al minimo indispensabile, in modo da poter indossare l’apparecchio acustico senza essere notati.
Gli apparecchi acustici retroauricolari si contraddistinguono per una sorta di guscio da posizionare dietro l’orecchio esterno, al cui interno risiedono tutte o quasi tutte le componenti elettroniche necessarie al miglioramento delle capacità uditive. Attualmente, sono disponibili 3 sottotipi di apparecchi acustici retroauricolari:
- I retroauricolari standard (BTE): tutte le componenti elettroniche degli apparecchi acustici in questione risiedono nel guscio. La trasmissione all’interno dell’orecchio dei suoni amplificati avviene grazie a un tubicino che, a partire dalla parte superiore del guscio, si porta fino all’apertura del condotto uditivo esterno e qui trova ancoraggio, attraverso un piccolo auricolare. I BTE rappresentano un’ottima soluzione per coloro che hanno deficit uditivi moderati o gravi.
- I retroauricolari open-ear: sono molto simili agli apparecchi acustici standard, anche per quanto riguarda l’efficacia. La sola differenza risiede nell’auricolare che è ancora più piccolo, pertanto occupa meno spazio a livello del condotto uditivo esterno.
- I retroauricolari con altoparlante nel canale (RIC): microfono e amplificatore sonoro alloggiano nel guscio. L’altoparlante, invece, prende posto nel condotto uditivo esterno, molto vicino al timpano. A mettere in comunicazione il guscio con l’altoparlante sono dei cavi molto fini, che scorrono all’interno di un tubo di collegamento apposito. Dal punto di vista delle dimensioni, il guscio dei RIC è leggermente più piccolo del guscio dei BTE; del resto, una delle tre componenti principali prende posto in un elemento esterno del dispositivo. I RIC rappresentano valide soluzioni sia in caso di moderati deficit uditivi sia in caso di gravi deficit uditivi.
Al momento sono disponibili 3 sottotipi di apparecchi acustici endoauricolari:
- endoauricolari standard (ITE): il guscio che racchiude le componenti elettroniche è realizzato su misura per inserirsi perfettamente nel padiglione auricolare del paziente. La realizzazione su misura crea un dispositivo personale e che difficilmente si muove una volta applicato, ciò rappresenta una comodità per i pazienti che hanno una vita attiva. Minimamente visibili, gli ITE rappresentano una buona soluzione sia per i difetti uditivi lievi che per i difetti uditivi moderati.
- endoauricolari pretimpanici (CIC): consistono in un guscio, che contiene tutte le componenti elettroniche, appositamente realizzato per inserirsi all’interno del condotto uditivo esterno, nella prima sezione. Rispetto agli ITE, i CIC sono ancora meno visibili. I CIC possono sopperire a difficoltà uditive lievi e moderate.
- endoauricolari invisibili nel canale (IIC): il guscio è realizzato appositamente per il suo alloggiamento nelle profondità del canale uditivo esterno. Sono altamente personali e, rispetto ai due sottotipi precedenti, passano inosservati anche a una visione particolarmente attenta. Sono un’ottima soluzione per quasi tutti i gradi di deficit uditivo.
A chi sono indicati?
Gli apparecchi acustici sono un valido aiuto per chi soffre di deficit acustici o sordità di tipo neuro-sensoriale o misto e per quelle forme di ipoacusia trasmissiva dove non sia indicato l’approccio chirurgico.
I deficit acustici e la sordità di tipo neuro-sensoriale sono disturbi dell’udito che compaiono a seguito di problematiche della coclea e/o del nervo cocleare. L’indicazione all’utilizzo di un apparecchio acustico potrebbe riguardare un orecchio (indicazione monolaterale) oppure entrambi (indicazione bilaterale), a seconda che il deficit uditivo riguardi una o entrambe le orecchie.
Nelle ipoacusia miste, al deficit neurosensoriale, si accompagna un deficit di tipo trasmissivo dovuto, quest’ultimo, a patologie dell’orecchio medio.
Le cause più comuni di deficit acustici e di sordità di tipo neuro-sensoriale sono:
- malattie: ad esempio, la sindrome di Ménière;
- traumi acustici: conseguenti, per esempio, allo scoppio di un petardo vicino alle orecchie;
- presbiacusia: riduzione della capacità uditiva correlata all’invecchiamento.
Sono efficaci?
I moderni apparecchi acustici sono dispositivi molto efficaci nel ridurre l’impatto che un certo range di calo dell’udito può avere sulla qualità della vita di un individuo. Molti di coloro che indossano un apparecchio acustico affermano di essere soddisfatti del dispositivo in uso, perché quest’ultimo ha permesso loro di tornare a sentire abbastanza distintamente i suoni della vita quotidiana.
Alcuni consigli…
L’indicazione all’applicazione di una protesi acustica viene formulata dallo specialista otorino dopo attenta valutazione del paziente. È opportuno che il paziente sia sottoposto a un periodo di prova e di adattamento alla protesi che potrà durare anche un mese.
- Non sempre l’apparecchio acustico “ultrasofisticato” è il più adatto: la scelta andrà accuratamente ponderata con l’audioprotesista e con lo specialista ORL.