Lo studio della Dott.ssa Nicoletta Loi, specializzata in otorinolaringoiatria, si trova a Cagliari in Via Gerolamo Pitzolo n. 26. La Dott.ssa ha maturato una consolidata esperienza nel campo delle vertigini.
Che cosa sono le vertigini?
Si definisce vertigine il disturbo caratterizzato dalla sensazione di rotazione dell’ambiente circostante o del proprio corpo. Questa sensazione può essere appena percettibile o può essere così grave da comportare difficoltà nel mantenimento dell’equilibrio e nello svolgimento delle attività quotidiane.
In base alla struttura interessata possiamo distinguere le vertigini in due categorie:
- vertigini periferiche: sono causate da un danno collocabile nell’apparato vestibolare, cioè nel labirinto posteriore dell’orecchio interno, sede dell’organo dell’equilibrio. Generalmente hanno un esordio improvviso e tendono a persistere in modo più o meno costante nel tempo. Il paziente descrive la sensazione di rotazione dell’ambiente circostante spesso associata a fenomeni neurovegetativi come nausea e vomito.
- vertigini centrali: sono prevalentemente di tipo soggettivo, ossia caratterizzate dalla sensazione di rotazione del proprio corpo rispetto all’ambiente circostante o da sensazione di instabilità più o meno accentuata e di tipo sub continuo.
La presenza costante di vertigini, a prescindere dalla causa scatenante, ha spesso un impatto molto forte a livello sia emotivo che psicologico e si raccomanda quindi di non sottovalutare o trascurare mai il sintomo.
Quali sono le cause?
Le caratteristiche del sintomo vertiginoso, la presenza e il tipo di eventuali sintomi associati aiutano lo specialista a formulare la diagnosi corretta.
Tra le più comuni cause di vertigini periferiche c’è la condizione nota con il nome di vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB). Il sintomo viene avvertito dopo un cambio di posizione della testa (sdraiarsi, girarsi nel letto, guardare in su, chinarsi). È spesso accompagnato da nausea e, più raramente, vomito. La durata è variabile, solitamente non oltre il minuto e sparisce quando la testa è ferma, associandosi tuttavia spesso a una sensazione persistente di instabilità.
Il processo patogenetico responsabile dell’episodio vertiginoso è il distacco degli otoconi (cristalli di carbonato di calcio) dall’otricolo e successiva dislocazione all’interno dei canali semicircolari costituenti l’apparato vestibolare. Con il loro movimento, questi cristalli di carbonato di calcio stimolano i recettori labirintici e provocano la tipica sensazione dell’ambiente circostante che gira.
Più diffusa nella popolazione anziana (50+ anni), la VPPB tende a insorgere senza particolari ragioni. Tuttavia, in rare circostanze, può essere conseguente a: un’infezione dell’orecchio, un intervento chirurgico all’orecchio, un trauma alla testa o un lungo periodo a letto (ad esempio durante una convalescenza da una malattia).
Altre cause comuni di vertigini periferiche sono:
- la labirintite (l’infiammazione del labirinti, l’insieme di tutti i canali semicircolari che costituiscono l’apparato vestibolare dell’orecchio interno);
- la neurite vestibolare (l’infiammazione del nervo che collega il labirinto all’encefalo);
- sindrome di Ménière (caratterizzata da vertigini e ipoacusia per una condizione di idrope endolinfatica);
- l’assunzione di certi tipi di medicinali (le vertigini potrebbero essere un possibile effetto avverso legato all’assunzione del farmaco).
Quali sono i sintomi?
Spesso chi soffre di vertigini lamenta anche altri sintomi, tra cui:
- senso di malessere generale;
- nausea;
- perdita di equilibrio;
- acufeni;
- sudorazione.
Le vertigini e i sintomi associati hanno durata variabile da paziente a paziente: in alcuni soggetti, possono svanire dopo qualche secondo/minuto; in altri, invece, possono protrarsi anche per diverse ore, se non addirittura giorni. Sulla durata delle vertigini e delle manifestazioni d’accompagnamento incide, generalmente, il tipo di cause scatenanti.
Come avviene la diagnosi?
Per poter trattare correttamente le vertigini, è fondamentale, in corso di diagnosi, identificare le precise cause scatenanti. La conoscenza dei fattori scatenanti permette di pianificare la terapia più adeguata al caso in questione.
Il primo approccio al paziente vertiginoso è la cosiddetta visita audio-vestibologica che consiste nell’esame clinico della funzionalità audio-vestibolare.
Ulteriori indagini sono:
- la videonistagmografia e l’elettronistagmografia: sono due esami per l’analisi dettagliata dei segni di nistagmo (movimento involontario, rapido e ripetitivo degli occhi);
- prove termiche per l’orecchio: prevedono l’introduzione nell’orecchio del paziente di soluzioni calde o fredde (in alternativa di aria calda o fredda), i aria calda o fredda), allo scopo di studiare la funzionalità dei due emisistemi vestibolari. Sono test indolori, che però provocano giramenti di testa;
- esame posturografico: è lo studio della funzione posturale mediante l’utilizzo di piattaforme stabilometriche digitalizzate;
- esami di diagnostica per immagini: i più praticati sono la TAC e la risonanza magnetica nucleare (RMN). TAC e RMN sono procedure indolori, che forniscono al medico immagini dettagliate degli organi e dei tessuti interni del corpo umano.
Come si curano?
Il trattamento delle vertigini dipende dalle cause scatenanti e dalla severità dei sintomi.
In particolare, la vertigine parossistica posizionale guarisce spontaneamente nel giro solitamente di alcuni giorni, ma può durare anche mesi. La risoluzione delle VPPB è legata alla dissoluzione dei cristalli di carbonato di calcio, circolanti nei canali semicircolari dell’apparato vestibolare.
Tuttavia, è bene precisare che, per accelerare il processo di guarigione e per migliorare il quadro sintomatologico, i medici consigliano di:
- alzarsi lentamente dal letto;
- evitare i movimenti di flesso-estensione del collo e del tronco, quindi evitare attività che possono indurre a compiere tale gesto;
- sottoporsi alla manovre liberatorie: consistono nell’esecuzione di specifici movimenti della testa, il cui scopo è smuovere i cristalli di carbonato di calcio e posizionarli in punti tali da risultare innocui, o comunque meno influenti, dal punto di vista sintomatico.
Nel caso di sindrome di Menière, il medico può suggerire di modificare la dieta e di smettere di fumare se fumatori. Farmaci anti-vertiginosi e diuretici possono alleviare la sintomatologia nelle fasi di acuzie. Nei casi più gravi si ricorre alla Gentamicina intratimpanica o all’intervento chirurgico di neurectomia vestibolare.
Alcuni soggetti con disturbi dell’equilibrio possono non guarire completamente e dovranno trovare un modo di coesistere con i sintomi. I protocolli di esercizi di riabilitazione vestibolare sono solitamente di un valido aiuto per le forme croniche o ricorrenti.